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Uno studio del patronato Inac-Cia rivela una società in sofferenza. Lavorare fino ai 67/70 anni è sbagliato per 8 italiani su 10.

Lo slittamento dell’età pensionabile, ora a 67 anni e in un futuro prossimo probabilmente ai 70, preoccupa 8 italiani su 10. Così non c’è “turn over” nel mondo produttivo, cresce la disoccupazione giovanile e il lavoratore anziano si ritrova a “mantenere” figli e nipoti. E dal vocabolario di circa 3 milioni di giovani, tra precari e disoccupati, sparirà la parola “pensione”. Questa è l’impietosa fotografia scattata dal patronato Inac, l’Istituto nazionale assistenza cittadini promosso dalla Cia, che, in occasione della manifestazione nazionale “Inac in piazza per te: perché la pensione non sia un’illusione”, che si è tenuta il 12 maggio scorso, nel corso della quale sono anche stati presentati i primi risultati di uno studio incentrato sul rapporto tra il italiani e lavoro.

Più del 75 per cento dei lavoratori italiani “under 35” vede la pensione come un traguardo irraggiungibile, mentre il 5 per cento dichiara di non pensarci affatto. Meno del 20 per cento dei giovani conosce strumenti di previdenza complementare. Mentre oltre il 50 per cento dei lavoratori di 60 anni si dichiara stanco e preoccupato per il proprio futuro. Inoltre, è altissima la percentuale di chi ritiene sbagliato ancorare l’età pensionabile all’aspettativa di vita. Infatti, se è statisticamente accertato che la speranza di vita si è allungata in media di 7 anni nell’ultimo trentennio, è anche vero che c’è una bella differenza tra il vivere a lungo e il vivere bene. Da una parte l’Istat rileva che dal 2001 al 2010 l’età media si è allungata per gli uomini dai 77 ai 79,1 anni e per la donne dagli 82,8 agli 84,3, dall’altra però è l’Eurostat a sottolineare che l’aspettativa di vita sana è invece diminuita sensibilmente, passando dai 74 anni del 2004 ai 61 del 2008. È per questo che -rimarca l’Inac-Cia- il parametro dell’aspettativa di vita risulta inadeguato per calcolare l’età pensionabile, in quanto non tiene conto in alcun modo dello stato di salute psico-fisica del lavoratore.

Intanto, più del 70 per cento dei lavoratori attivi, con un età compresa tra i 50 e i 60 anni, ammette di offrire un grande sostegno economico ai figli e, in qualche caso, anche ai figli dei figli. Insomma, una società italiana che per la stragrande maggioranza dei cittadini vive un grande squilibrio, che rischia di acuirsi nel prossimo decennio.

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